Giorno della Memoria 2020

Appuntamenti cittadini per il Giorno della Memoria

Città di Spinea
27 Gennaio 2020

La responsabilità della Memoria

Gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 definiscono così il Giorno della Memoria:

Portico dei Palpiti di Tobia Ravà

“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.”

Calendario iniziative nella Città di Spinea

Domenica 26 gennaio ore 16.00 – Chiesa di San Vito e Modesto

Olocausto del silenzio
Padre Placido Cortese vittima del nazismo

Lettura scenica – Ingresso libero

Lunedì 27 gennaio ore 18.00 – Biblioteca Comunale

Dalle leggi razziali alla Shoah
Geschmay e Ravà due famiglie nella bufera
incontro con l’artista Tobia Ravà

Tobia Ravà racconterà le vicende della sua famiglia, tra Venezia e Spinea, negli anni bui della persecuzione razziale.
Per l’occasione saranno esposte in Biblioteca alcune opere dell’artista
Ingresso libero

Lunedì 27 gennaio nelle scuole

Menù Kosher – ricette ebraiche nelle scuole di Spinea

I luoghi della Memoria

Itinerario nei Sestieri di San Marco e San Polo sulle pietre d’Inciampo
in collaborazione con IVESER (Istituto veneziano per la storia della Resistenza
e della società contemporanea)
Iniziativa per le classi che hanno aderito

Tobia Ravà in Biblioteca per il giorno della Memoria

Le algebriche emozioni di Tobia Ravà

foresta profetica di Tobia Ravà

Come lo stesso artista evidenziava nelle tre serigrafie di “Radici di fuoco”, tre sono le componenti fondamentali nella formazione artistica di Tobia Ravà: quella veneziana data dalla presenza in questa città della sua famiglia fin dall’800, quella ebraica e quella mitteleuropea derivante dalla cultura materna. Si può dire che i numeri per Tobia Ravà facciano parte non solo del suo bagaglio culturale, avendo frequentato il liceo scientifico e poi economia aziendale, oltre ad aver fatto calcoli balistici come ufficiale di complemento in artiglieria durante il servizio militare, ma anche “biologico”, dal momento che sia il padre che il nonno erano ingegneri. Dal padre ha preso anche l’amore per la storia, il cinema, la geografia e tutto ciò che ha a che fare con il volo e l’aeronautica. Dalla madre, di origine tedesca, ha acquisito invece l’amore per la letteratura. Da tutte e due ha assimilato una cultura ebraica fondamentalmente laica. Altri sono stati gli stimoli che lo hanno condotto a collegare strettamente la sua ricerca artistica alla cultura ebraica: la sua formazione attraverso corsi sulla mistica seguiti a Venezia e Bologna e gli studi universitari al dams di Bologna. In particolare Umberto Eco ha suscitato in lui la curiosità di approfondire il pensiero del cabalista di Safed, Isaac Luria. Ed ora la Kabbalah luriana è un cardine della sua ricerca. Il suo lavoro assume perciò un valore etico, anche se non intende dare delle risposte assolute, ma pensa che le sue opere possano suscitare, in chi ne viene a contatto, delle nuove domande, e in questo senso possa servire a far riflettere su determinati concetti. I suoi boschetti generano sempre nuovi percorsi ed evidenziano un rapporto panteistico con la natura nei termini in cui Spinoza può aver forse tratto proprio dalla Kabbalah l’equivalenza tra Dio e Natura. C’è un recupero dei valori legati alla bellezza e al rispetto dell’ambiente, ma anche della storia e del passato e di tutto ciò che l’uomo ha prodotto come risultato di conoscenze e saperi.

La logica letterale e matematica, che sottende le sue opere, è intesa come codice genetico e raccoglie elementi sia filosofici sia linguistici che vanno a costituire una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri, che si cristallizzano sulla superficie “grandangolata” di immagini architettoniche e naturalistiche con vedute di canali e boschi, congegni meccanici e orologi.

Se gli artisti rinascimentali cercavano la bellezza ideale nelle geometrie attraverso i rapporti numerici per raggiungere equilibrio ed armonia, misura e ordine, Tobia Ravà sviluppa un percorso simbolico a rebus costruito su piani di lettura diversi attraverso la ghematrià (“gimatreya”), criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall’antichità nell’alfabeto ebraico, secondo cui ad ogni lettera corrisponde un numero, così ogni successione alfabetica può considerarsi una somma aritmetica. L’artista ricrea i luoghi del reale servendosi di un linguaggio codificato riferito ai numeri relativi alla traslitterazione ghematrica delle 22 lettere che compongono l’alfabeto ebraico, che hanno appunto un significato etico, spirituale e numerologico, metafora di una disgregazione attraverso le scintille di un Big Bang ancestrale.

Attuando un confronto tra parole che hanno lo stesso valore numerico scopre che esistono delle corrispondenze invisibili tra le cose, questo si lega al pensiero sincronico della tradizione ebraica, secondo il quale quello che è successo in passato, attraverso la memoria, viene rivissuto dal singolo nel presente. Da qui l’importanza della storia e l’alto valore della memoria per l’avvenire. Questo intreccio affascinante tra presente, passato e futuro, tra natura e cultura, viene non solo intuito e riconosciuto dall’artista, ma anche visualizzato attraverso seducenti immagini fatte di forme, colori, lettere e numeri, che costituiscono quella foresta di simboli che si cela dietro il reale. (Maria Luisa Trevisan)

Biografia

Tobia Ravà nato a Padova nel 1959, ma da sempre veneziano, lavora a Venezia e a Mirano. Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Ha iniziato a dipingere nel 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Slovenia, Austria, Croazia, Brasile, Stati Uniti,Canada, Argentina, Israele, Marocco, Russia, Cina, Giappone. È presente in collezioni sia private che pubbliche, in Europa, Stati Uniti, America Latina, Estremo Oriente ed Australia. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del significante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, invitato da università e istituti superiori d’arte, sulla sua attività nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Flavio Caroli, Caterina Limentani Virdis, Omar Calabrese, Piergiorgio Odifreddi, Pierre Du Bois, Giorgio Pressburger, Nadine Shenkar, Arturo Schwarz e Francesco Poli. Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifici. In occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008  è tra gli artisti  esposti all’ Olympic Fine Arts. Nel 2010 un suo lavoro viene donato al Papa Benedetto XVI dal rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma ed esce il film corto di Sirio Luginbül “Elena in PaRDeS” dedicato al lavoro di Tobia Ravà. Nel 2011 è invitato ad esporre al Padiglione Italia alla 54ª Biennale di Venezia. Nel 2012 nel Principato di Monaco si è tenuta l’esposizione “Venezia-Venezia, da Francesco Guardi a Tobia Ravà”. La Compagnie Financière Edmond de Rothschild dedica a Tobia Ravà nel 2013, la prima mostra nella nuova location di Milano.

Nel 2014 il Comune di Padova dedica a Tobia Ravà una grande mostra poi allestita anche a Tel Aviv e a Roma. Nel 2016 viene allestita al Palazzo Ducale di Sabbioneta una grande antologica dell’artista con 97 opere esposte poi presentata nel 2017 a Milano al Museo Tadini.  Da novembre 2016 a giugno 2017 è stata allestita la mostra “Paint by Numbers” al New York al HUC-JIR Museum con alcuni lavori dell’artista. Nel 2019 Piergiorgio Odifreddi lo invita ad allestire la mostra per La poesia dei numeri primi, a Palazzo Acito di Matera in occasione dell’elezione della città a Capitale Europea della Cultura. Il Comune di Venezia apre poi in agosto e settembre alla Bevilacqua La Masa nella sede di Piazza S.Marco la mostra “Algoritmi trascendentali” con 64 opere recenti dell’artista.