Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway

 Il marlino viaggia da est ad ovest in senso contrario alla corrente del golfo. Nessuno li ha mai visti procedere nell’altra direzione, benchè la corrente del golfo non sia molto costante; certe volte, poco prima della luna nuova, s’infiacchisce parecchio e certe altre volte spinge forte verso occidente. Ma il vento prevalente è l’aliseo di nordest e quando questo soffia il marlino viene alla superficie e incrocia nella direzione del vento; la sua coda a falce, di un colore lavanda chiaro come l’acciaio, taglia i marosi e il pesce si proietta in avanti e s’immerge.  “Marlin off the Morro. A Cuban Letter” – Esquire, autunno 1933 – Ernest Hemingway

copertina libro

 Il vecchio e il mare (1952) è un racconto lungo di pesca e filosofia, di vecchiaia e gioventù. Si tratta dell’ultima opera pubblicata in vita dal grande Maestro della narrativa del Novecento. Santiago, un vecchio pescatore cubano di Cojimar è colpito dalla malasorte, non prende un pesce commerciabile da un sacco di tempo. Manolo, il ragazzo suo aiutante, ha dovuto andare a lavorare in un’altra barca perchè i genitori gli hanno intimato di lasciare al suo destino il vecchio sfortunato. Santiago non si dà per vinto. A bordo della sua barca a vela si spinge al largo nella corrente del golfo e questa volta aggancia all’amo, una preda straordinaria: un marlino lungo più di 5 metri. marlino
La lotta per tirarlo a bordo dura alcuni giorni pieni di perspicacia, dolore e strenua  resistenza. Durante i quali il vecchio parla da solo, ricordando i suoi viaggi africani e le sue forzute prodezze. Parla anche col pesce, esprimendo il suo rispetto e solidarietà per l’animale forte e morente. Riesce a prevalere sul grande pesce che è più lungo della barca, quindi si dirige verso casa, con la grande preda agganciata alla fiancata. Un senso di colpa e un cupo presentimento si avverano in una sagoma nera che fende le onde: arrivano gli squali attirati dall’odore del sangue del marlino.

Il vecchio difende strenuamente il premio per le sue fatiche, ma sia la fiocina che il coltello legato ad un remo non servono contro i predoni del mare, che attaccano numerosi senza tregua. Al pescatore, con le mani insanguinate dalla lenza, la schiena martoriata dallo sforzo e l’amarezza nel cuore, non resta che ritornare in porto, con accanto alla barca il sinistro trofeo, lo scheletro spolpato della magnifica preda. marlino
Il fido Manolo si prenderà cura del suo vecchio Maestro di pesca. Forse, quando calerà il vento che soffia impetuoso, con nuovi attrezzi, torneranno ancora a pescare.

Da questo racconto emerge la concezione esistenzialista di Hemingway: “Diversamente da ogni tipo di competizione,  qui (nella vita) le condizioni sono che il vincitore non prenderà niente, né la tranquillità, né la gioia, né la consapevolezza della gloria; e nemmeno se stravince, troverà una ricompensa in sé stesso”. La vita come sfida dunque e la lucida determinazione a resistere malgrado l’inadeguatezza della condizione umana di fronte all’imprevedibilità del destino.
L’amara lezione di Santiago: “Ora non è il momento di pensare a quel che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai” è di stringente attualità, in questo tempo di sottrazione di pane e di pesci. E’ sorprendente che in 27.ooo parole uno scrittore possa concentrare la sua concezione del mondo, conquistare la critica letteraria (che gli aveva massacrato il precedente romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”-1950 ) e il pubblico più bacchettone (come il suo stesso padre) che avevano spesso rifiutato la sua letteratura per la brutalità ed oscenità; “Il vecchio e il mare” entrerà nelle scuole ed università e sarà un testo basico nell’insegnamento di scrittura creativa. Il libro sarà il più premiato tra tutti quelli scritti da Hemingway: il primo premio gli fu conferito dall’unione dei pescatori di marlino professionisti, poi ci fu il Pulitzer nel 53 e poi il Nobel nel 54 alla cui cerimonia non andò per le dolorose conseguenze di una serie di incidenti in Africa. La medaglia d’oro l’offerse alla Virgen della Caridad del Cobre, mentre parte della somma vinta la spedì al disgraziato poeta Ezra Pound. roccaL’omaggio più commovente fu quello tributatogli dopo la sua tragica morte (2 luglio 1961) dai pescatori di Cojimar, (dove Papa Ernesto come era affettuosamente nominato, attraccava la barca) i quali dalla fusione delle eliche delle loro barche crearono un busto di Hemingway, che collocarono al centro di un tempietto greco davanti al Torreòn che protegge il porto. All’inaugurazione solenne c’erano centinaia di pescatori cubani con in remi rizzati e impavesati in presentatarm, presiedeva alla cerimonia Gregorio Fuentes, il provetto marinaio che accompagnò per tanti anni Hemingway durante le sue scorribande nel Mar dei Caraibi in cerca di pesci e d’avventure.

IL VECCHIO E IL MARE (1958)
diretto da John Sturges con Spencer Tracy e Felipe Pazos

Il mako è uno strano pesce. La sua pelle non è come quella di uno squalo, i suoi occhi non sono come quelli di uno squalo, le sue pinne assomigliano più a quelle di un pesce spada che a quelle di uno squalo e il suo odore è dolce e non da squalo. Soltanto la bocca, piena di quei denti curvati in dentro che spiegano il suo nome cubano di “dentuso”, è bocca di squalo. “Out in the Stream: A Cuban Letter”-Esquire agosto 1934- Ernest Hemingway

Nato nel 1911 ad Oak Park nei pressi di Chicago (lo stesso posto dove nacque Hemingway il 21 luglio 1899 a cavallo tra il segno del Cancro e del Leone) John Sturges ha una consolidata fama di regista di western memorabili come “Sfida all’O.K. Corral”-1957 e “I magnifici sette”-1960 superbo remake del “I sette samurai”-1954 di Akira Kurosawa e autore di quella gloriosa “Grande Fuga”-1962 con un irresistibile Steve McQueen.
La realizzazione di “Il vecchio e il mare” avrebbe fatto impensierire chiunque ad Hollywood, solo ad Alfred Hitchcock era riuscita l’impresa di fare un buon film tratto da un racconto famoso ambientato prevalentemente in alto mare, con “Prigionieri dell’oceano”-1944 da John Steinbeck.
Sturges affronta il lavoro con la serietà e l’umiltà del professionista: si assicura la collaborazione di Hemingway e gli promette rispetto e lealtà. Si gira il prologo e l’epilogo a Cojimar, dove lo scrittore mette a disposizione il suo battello per la pesca d’altura “Pilar” e quattro barchette a remi di pescatori  locali, inoltre la moglie Mary Welsh fa la spola fra le imbarcazione con la sua imbarcazione personale, la “Tin Kid” per le provviste.
pescaGli esemplari di marlino pescati nelle acque cubane si rivelano inferiori alle aspettative spettacolari. Quindi si decide di trasferirsi nell’Oceano Pacifico, al largo di Cabo Blanco nelle acque peruviane. Finalmente si pescano marlini extra-large e si riprendono pescecani veramente spaventosi. L’epilogo nella caffetteria “La Terrazza” che si affaccia sul porto con vista sul fortino spagnolo, costituisce una vera “Chicca” per gli aficionados di Hemingway: si vede una comitiva di turisti americani guidati da Mary, cover_5223162272009l’ultima moglie dello scrittore che scambia la carcassa del marlino con quella di uno squalo e Mr. Papa Hemingway, seduto in fondo alla sala col mare alle spalle, che guarda oltre la cinepresa con sguardo cogitabondo ma impenetrabile. La sceneggiatura di Peter Viertel segue pedissequamente la struttura del racconto e i dialoghi sono identici, la voce fuori campo qualche volte è pleonastica e spesso inopportuna. vecchio_mare2L’interpretazione stoica di Spencer Tracy in cattive condizioni di salute e le riprese marine rendono il fim più che degno di essere visto.

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