NESSUNO PUÒ TOGLIERTI IL SORRISO

La rubrica “Narra e Racconta” di Anna Tentori e Simonetta Cecchini (Associazione degli Amici della Biblioteca) è dedicata questo mese alla Giornata contro la violenza sulle donne.
Le curatrici ci propongono una scelta tra i libri presenti in Biblioteca a Spinea sull’argomento, un invito a leggere per conoscere e cambiare.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.

Per approfondire ecco anche il link al catalogo con altri suggerimenti di lettura.

“Nessuno può toglierti il sorriso” di Valentina Pitzalis

L’autrice, che fu cosparsa di liquido infiammabile dal marito che poi le dette fuoco, è divenuta un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Il volto completamente sfigurato, una mano amputata e l’altra danneggiata gravemente, Valentina ha reagito con forza alla tragedia e al dolore, comunicando coraggio e speranza alle donne.

“Ho scelto di reagire, ho scelto di vivere, ho scelto di cercare di essere un esempio per chi crede di non avere quella forza dentro di sé … Sono felice di poter alzare una mano sola … sono felice di avere i miei occhi senza ciglia … semplicemente ho trovato la forza per non smettere di sorridere e sono felice di vivere.”

“Malamore. Esercizi di resistenza al dolore” di Concita De Gregorio

L’autrice propone storie di donne, anche famose, che hanno cercato di addomesticare la violenza degli uomini, accettando il dolore con cui, per la loro stessa natura, hanno più confidenza, perché ci vivono insieme da sempre.
Lamentarsi, dice C. De Gregorio, non serve. Serve, invece, trasformare il dolore in forza per riuscire a conciliare la propria autonomia con l’altrui brutale violenza. Alcune donne muoiono, altre soccombono accettando la sofferenza quotidiana come fosse una penitenza o un normale prezzo da pagare. Cosa ci spinge a volte a convivere con la violenza?

“Sono esercizi di resistenza al dolore …” “… Mi disse, a un certo punto: Andiamo.
Non era una domanda, era un ordine. Incrociai i suoi occhi … non erano occhi, erano uno specchio dell’Inferno …”
“… La barba di Barbablu … doveva essere così nera da sembrare blu! Barbablu sposava le ragazze e le uccideva.
Il primo serial killer delle favole … Perché lo facesse la storia non lo spiega!”

“Il male che si deve raccontare” di Simonetta Agnello Hornby con Marina Calloni

Le autrici, entrambe avvocato, si occupano di diritto di famiglia e dei minori in Inghilterra e insieme, nello svolgimento della loro attività legale, hanno avuto modo di trovarsi di fronte a casi di violenza domestica. E’ stato durante il loro lavoro di avvocato dei diritti umani che hanno conosciuto un vero “principe del Foro”, prima donna nera presso la Corte di Cassazione, membro della Camera dei Lord e prima donna Guardasigilli: Patricia Scotland.

Grazie agli incarichi presso i Ministeri della Giustizia e degli Interni, la Scotland ha potuto conoscere a fondo la realtà della violenza domestica e creare strumenti per combatterla e per sostenere le vittime. Nei suoi racconti S. Agnello Hornby presenta una denuncia e propone un programma efficace per le associazione che, anche in Italia, lottano contro ogni tipo di violenza offrendo aiuto e protezione alle vittime.

“… Credevo che la violenza fisica fosse la peggiore perché uccide … credevo che la violenza psicologica appartenesse al passato, quando la donna dipendeva economicamente dal marito o dal padre ….
La violenza psicologica è la più diffusa: isolamento, controllo, denigrazione, intimidazione. Una donna su sette tra quelle che subiscono violenza psicologica viene anche maltrattata fisicamente.”

“… Quando ebbe raggiunto la moglie, l’uomo le allungò il primo di una serie di schiaffi; con una mano la teneva per il collo, con l’altra la colpiva … Il silenzio attorno era assoluto. I bambini …. erano immobili.”

“Mia per sempre” di Cinzia Tani

Giornalista, scrittrice, autrice e conduttrice di programmi radiotelevisivi, ha pubblicato saggi sui rapporti conflittuali nella coppia e sulla violenza verso le donne. In questo libro mette in evidenza come le donne debbano ancora lottare contro la discriminazione e la violenza di genere, nonostante le conquiste sociali che ne hanno promosso l’emancipazione. Lo dimostra attraverso una documentata cronaca dei delitti accaduti in Italia. Con l’aiuto di criminologi, psicologi e magistrati esamina le diverse motivazioni che hanno spinto l’uomo alla violenza. Su tutte, ad armare la sua mano non è tanto la paura di perdere l’amore, quanto un folle desiderio di possesso e un delirio di onnipotenza.

Nel nostro paese esiste dunque uno stretto legame fra disuguaglianza di genere e violenza. Il genere maschile è identificato con la forza fisica, l’autonomia, il lavoro produttivo e il dominio, mentre quello femminile con la debolezza, la dipendenza, l’emotività e la subordinazione.”

“… le donne vittime di abusi e violenze sono portate a colpevolizzarsi o a giustificare l’aggressore …”
“Non so più come rispondere a una sua domanda … non so come vestirmi … come comportarmi in pubblico … All’improvviso lui può trasformarsi. Un minuto prima scherzava … e poi lo sguardo diventa duro … riesco a leggervi l’odio dentro … Se piango diventa più aggressivo … Per due volte sono finita in ospedale. Allora mi paralizzo, non dico una parola …. finché lui si calma e va in salotto a guardare la televisione.”

“Se questi sono gli uomini” di Riccardo Iacona

Giornalista della RAI, in questo libro racconta i molti femminicidi concentrati in soli due anni nel nostro paese. Ha attraversato l’Italia per intervistare vittime e carnefici. Possiamo così ascoltare la voce delle donne che hanno subito violenza, insieme alle parole dei compagni che si sono accaniti, spesso al punto da togliere loro la vita.
La testimonianza di Cristina:

“Era il ragazzo che tutti volevano, mi riempiva di regali, complimenti, mi trattava veramente da regina. L’unica cosa stonata era la gelosia. Lui era talmente geloso che su questo si litigava sempre … Bastava poco, anche un semplice sguardo con un ragazzo, perché si scatenasse una violenza che durava giorni.”

La testimonianza di un uomo:

“… Volevo che lei si preoccupasse un po’ di più della casa e di me. La rimproveravo di trascurarmi. Poi lei è stata assunta in una banca e a me sono aumentate la gelosia e le insicurezze. … Nascevano discussioni, duravano ore e ore. Erano discussioni terribili, volavano parole grosse, grida, insulti. Una notte ho perso il controllo e le ho tirato due ceffoni. Glieli ho dati così forte che è volata giù dal letto e mi sono detto: “Mio Dio, cosa sto facendo!”

“Chiamarlo amore non si può” ed. Mammeonline

Con 23 racconti in cui i protagonisti sono ragazze e ragazzi, le autrici vogliono aiutarli a non diventare vittime. E’ necessario non restare in silenzio di fronte ai tremendi fatti di cronaca, ma riflettere, dialogare, reagire contro la violenza fisica e quegli atteggiamenti che feriscono ed umiliano la persona. L’educazione affettiva e sentimentale ha un’enorme importanza quando ci si avvia a diventare uomini e donne. Se un rapporto manca di rispetto, comprensione, generosità, non si può chiamarlo “Amore”.

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