NARRA E RACCONTA – 2.

Per non dimenticare

La rubrica “Narra e racconta” curata da Anna Tentori e Simonetta Cecchini propone questo mese alcune letture per non dimenticare la tragedia della Shoah.

La città che sussurrò di Jennifer Elvgren, ed. La Giuntina

Nel 1943, nella Danimarca invasa dai nazisti, molti privati cittadini nascosero migliaia di ebrei e li aiutarono a fuggire verso la Svezia neutrale.

Booktrailer del libro, un racconto illustrato tratto da una storia vera.

“Ci sono dei nuovi amici, Anett, mi disse la mamma quando mi svegliai.
“E’ ora di portargli la colazione”.
“Per quanto tempo rimarranno i nostri amici?”
“Due notti, la terza una barca li porterà in Svezia”.
“Niente luna, stanotte, disse il babbo, sarà difficile per i nostri amici trovare il porto al buio”.

La corsa giusta di Antonio Ferrara

Nel 2013 Gino Bartali è stato dichiarato “Giusto fra le Nazioni”, il più alto riconoscimento dello Stato d’Israele verso chi ha aiutato gli ebrei durante le persecuzioni razziali.
La storia di un uomo che ha rischiato la propria vita, convinto che in certe situazioni non si può restare indifferenti, ma bisogna mettersi in gioco, bisogna scegliere e fare la cosa giusta.

“Il bene si fa, ma non si dice”: Gino Bartali.
“Mi piaceva questa cosa qua che un prete e un ateo facessero combutta contro i nazisti per salvare gli ebrei. E io via, prendevo i documenti, mi arrampicavo sulle montagne e me la filavo. Ogni tanto i soldati tedeschi mi fermavano per perquisirmi, ma quando mi riconoscevano mi chiedevano l’autografo”.

Fino a quando la mia stella brillerà di Liliana Segre

Libro di Liliana Segre

Liliana Segre – Senatrice a vita della Repubblica –  dal 1990 ha deciso di rompere il silenzio in cui si era chiusa da quando tredicenne fu internata in un lager, per raccontare l’orrore della Shoah. E’ soprattutto ai ragazzi e alle ragazze che è dedicato questo libro:
Fino a quando la mia stella brillerà ed. Il battello a vapore Piemme

“Era difficile far capire al mondo e ai miei parenti la sofferenza, l’inenarrabile di Auschwitz. Tutti pensavano che, non essendoci ferite visibili e gravi sul corpo, Auschwitz potesse essere dimenticato.
–Ricomincia a vivere, Liliana – mi dicevano tutti.
Il numero tatuato sul braccio accendeva la curiosità di tutti. Era una novità a quel tempo. Gli zii quando lo videro mi dissero: “Adesso ti compriamo un grande braccialetto che ti nasconderà il numero.”

Liliana e Alberto Segre

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